“Oggi è morta la mamma. O forse ieri, non so”. Questo è l’ incipit dello “Straniero”, il romanzo che Albert Camus scrisse nel 1942 e avrebbe contribuito a portarlo tra i big della letteratura mondiale del Novecento.
Da questi primi capitoli che sto leggendo, è un romanzo spigoloso e asciutto, che non dà spazio alle emozioni, quasi cronachistico. Una “dichiarazione al mondo” di Camus che perlustra le asperità della vita di noi tutti.
Faccio tesoro di qualche passaggio della sua vita artistica direttamente dal discorso alla consegna del Premio Nobel: “i veri artisti non disprezzano nulla e si sforzano di comprendere invece di giudicare: e se essi hanno un partito da prendere in questo mondo, non può essere altro che quello di una società in cui, secondo il gran motto di Nietzsche, non regnerà più il giudice, ma il creatore, sia esso lavoratore o intellettuale.
La missione dello scrittore è fatta ad un tempo di difficili doveri; per definizione, non può mettersi oggi al servizio di coloro che fanno la storia: è al servizio di quelli che la subiscono”.