Risvegliarsi col rumore dei gabbiani in un piccolo albergo ed avere vicino a sé un bel porticciolo sull’Atlantico con le sue barchette e le sue ridenti case affacciate sul mare: siamo a Finisterre, estremo ovest dell’Europa, ultima tappa del Cammino, un po’ meno spirituale ma ugualmente degno di esser vissuto. Qui si pensava finisse il mondo. Qui tante navi, sorprese dalla furia del mare e dai venti, sono naufragate. Non a caso vien chiamata anche Costa della morte.
Ci siam arrivati ieri sera per compiere il rito finale: quel tramonto meraviglioso sull’oceano che è arrivato intorno alle 21.30.
Ma torno ancora indietro: ieri mattina a Santiago abbiamo partecipato alla messa del pellegrino, toccante benedizione di tutte le persone che hanno terminato il Cammino. Uno dei momenti più suggestivi è stata l’accensione e la messa in movimento del butafumeiro, un enorme incensario che domina sull’altare maggiore e che per essere mosso ha bisogno della forza di 5 persone che attraverso un sistema di cavi, carrucole lo fa muovere in maniera spettacolare.
Ho pregato per tanti, parenti, amici, conoscenti, come ho scritto ieri, sperando che quel pensiero sia giunto a destinazione, da chi solo guarda i nostri destini e le nostre vite dall’alto.
Dopo uno spettacolare panino in un market, abbiamo preso il bus per Finisterre. Tre ore di viaggio costeggiando la bella parte atlantica della Spagna fino ad arrivare al paesino sul mare. Neanche il tempo per rilassarci, siam corsi al capo Finisterre, al faro, per goderci il tramonto. Tre chilometri di strada a piedi (ma oramai siam allenati) per un gran spettacolo finale.
Tradizione vuole che questa sia l’ultima tappa dei pellegrini che bruciavano le vesti e facevano un bagno purificatore nell’oceano.
Per alcune ore ci diamo seduti sulla roccia che terminava ripidamente sul mare ad ascoltare il vento, l’oceano che sotto frangeva la sua forza sugli scogli e a vedere il sole via via scendere giù. Una cena in un ristorantino (Cala Figueira, vi dice qualcosa?) con immancabile bevuta insieme ad altri amici e amiche italiane ritrovate qui hanno chiuso la serata in questo magico posto nell’estremo ovest del vecchio continente.
Il bagno è stato rimandato a stamattina, in una spiaggia deserta a un chilometro dal paese. Anche qui una di quelle situazioni in cui la mia anima si sente in perfetta armonia con il mondo attorno: il mare in tempesta, il suo rumore, il cielo nuvoloso, il vento tra i capelli. Rotti gli indugi mi son buttato anche io nell’oceano. La temperatura non era certo quella dei nostri mari, ma l’emozione era troppa per rinunciare. Momenti unici di questo viaggio per uno come me che si innamora di questi posti e queste sensazioni. Siam tornati giusto il tempo per prendere il bus per Santiago delle 11.45 da cui vi sto scrivendo.
Ho ancora un po’ di soldi e energia per restare qualche giorno in giro qui, anche se il ritorno si avvicina e un po’ di tristezza sale.
Mi piace l’idea di vagare senza un programma troppo preciso, vedere come va. In questi giorni ho lasciato perdere tante convenzioni : il look, il vestiario, i rituali del cazzo che ti fanno cittadino di una società per timore dei giudizi altrui. Il mio gruppo non ha questi problemi, non ci mettiamo problemi in nessun momento se non di esser educati e disponibili. Ah la disponibilità, altra parola chiave in un cammino in cui non ho trovato l’indifferenza che cammina nelle mie strade. Esistono altrove mondi così, dove la gente fa ancora per il piacere di fare? Dove arriva sempre un sorriso e una cortesia?
Tra poco saluterò gli amici che ripartono oggi per l’Italia e mi farò questi ultimi giorni di nuovo da solo senza meta o meglio dove il cuore deciderà di portarmi. A sud o a nord. Verso il Portogallo o verso la Francia.