Sembrerà incredibile, sembrerà strano leggendomi e seguendomi ma anche io amo Cagliari.Non l’ho scelta ma il destino ha deciso di farmi nascere e vivere qui, e perciò la amo.
La vorrei molto diversa, ma la sopporto.
La critico, ma la stimo.
Vorrei essere sempre uno dei fautori del cambiamento e tento in ogni piccolo gesto o parola che scrivo, di farmene portavoce, stimolo e attore come tanti di voi.
Ma quando giro e frequento Cagliari, oltre ad innamorarmi non posso che arrabbiarmi, alimentato dalla voglia di rivoluzionare questo mondo, tipica di chi è giovane o lo potrà essere ancora per pochi anni, ma nel cuore lo resterà sempre.
Cagliari è la nostra città. Ci ha visti crescere, ci ha coccolati, ci ha fatti innamorare. Una città dove tanti vorrebbero vivere, nelle sue contraddizioni e nei suoi colori, nella sua ripetitività come nel suo maestrale, nei colori del mare come nei profumi e odori dei quartieri storici e degli angoli più nascosti.
Ma Cagliari sta affondando nel provincialismo, soffocata dalla poca voglia di fare e cambiare, dall’apparente luce di un lusso che non esiste se non per pochi. Dall’indifferenza e spesso anche dalla volgarità di tutti noi cittadini.
Bisogna riportare le persone nelle piazze e nelle strade, nei luoghi che tanto amiamo di questa città, ora appannaggio di altri.
Bisogna riportare la voglia di partecipare, esserci, interessarsi. Bisogna rieducare la città a vivere, aprirne i confini e gli orizzonti, lavorare e impegnarsi, invece che sbadigliare e chiudersi.
Perché la politica non basta da sola a cambiare le cose. Servono i piccoli grandi sforzi quotidiani, la voglia di reagire, di essere veramente capitale (non solo a parole), di non temere il futuro ma essere protagonista.
Ecco perché l’amore per Cagliari mi deve spingere, ci deve spingere, a portare avanti il cambiamento in ogni singolo gesto, da un sorriso in un bar a una indicazione a un turista, da un libro letto a una lingua nuova imparata, da una cartaccia che butto in meno a una proposta per migliorare la nostra vita. Dall’idea all’impresa che andiamo, dalla serietà nei rapporti umani a quelli professionali. Troppe cose non quadrano: il valore di una stretta di mano, il rispetto per il lavoro altrui e per la parola data. O la voglia di essere davvero aperti al mondo.
“Fare bella” una città non è solo aspettare la manna dal cielo.
“Sii il cambiamento che vorresti vedere negli altri” diceva “qualcuno”.