Il risveglio sa di melodia incessante di iphone con la musica di Fresu. Una doccia e poi mio zio Guido e cugino Francesco ad attendermi sotto casa.Sono andato via dal Lido discoclub presto, quasi subito dopo aver lasciato la consolle a Marcello Salurso, un giro di saluti e la fuga. Troppo impegnativo questo rientro per potermi concedere un orario continuato.
Volo all’alba, con la classica ansia da rientro. Imbarco, posto 12. Questo airbus sonnecchia. Ci provo pure io, ma nulla, non mi riesce mai. Il primo sole stende anche i miei occhiali e vince lui. Cazzeggio con il cellulare, dieci minuti e atterriamo. A Linate incrocio Federico, un caro amico, in bagno per ricompormi poi attendo la 73. Saltello verso viale Corsica, pullman semivuoto. Un minuto e da lontano le antenne della 91 ad annunciarne l’arrivo. Anche qui, poca gente. Un migrante che dorme, una signora parla al telefono. Ventisei fermate, mica poco, diretto in ufficio con zaino e trolley.
Siamo sicuri che oggi a Milano sia un giorno lavorativo? Siamo sicuri che sono a Milano. La voce del bus che indica le fermate rompe il silenzio. Il bus accelera, Zara M1 M2, non sale nessuno. Le auto fanno a gara a nascondersi in strada. Due fermate e scendo. Ricominciamo, stanchi ma felici, ricomponendoci dal puzzle di ricordi. Piccoli passi, respiri, albe e grandi sogni.