Spesso scrivendo su facebook indirettamente arrivano lezioni interessanti per il tuo lavoro.
Ieri ho fatto su facebook una battuta sull’illuminazione di un grande magazzino della mia città, la Rinascente, paragonandolo al noto Harrod’s di Londra. Ho ricevuto nel giro di poche ore oltre 160 mi piace. Qualche tempo prima avevo fatto una riflessione sulla vita e recuperato 8 mi piace.
Sia chiaro, esempio come tanti, vuole dire poco o nulla. Ma se fossi poco attento potrei pensare: ecco cosa vuole il mio pubblico! L’ho capito! Già. Devo fare il comico, scrivere battute, ironizzare. Niente spessore, solo leggerezza. E’ tutto chiaro, finalmente!
Il target, il nostro faro quando decidiamo di fare comunicazione e marketing. Perchè senza capire a chi ci stiamo rivolgendo, specificando il più possibile, non possiamo elaborare nessun messaggio o campagna.
Eppure non credo che sia così facile, vi spiego perchè:
1) il marketing e la comunicazione hanno dei principi base ma vivono di sperimentazione continua: prima di sapere cosa possa piacere al vostro target, dovete sperimentare. Spesso tanto. E capire dagli indizi come dei bravi detective quale sia la strada giusta.
2) quanto siamo sicuri che i ‘mi piace’ siano un successo (e duraturo)? Vediamo spesso circolare video virali, pagine fan, articoli in cui il vanto è il numero di like e visualizzazioni. Passato un po’ di tempo, tutto evapora. I fenomeni del web. Oramai è chiaro. Non servono a granchè se dietro non c’è strategie.
3) quanto siamo sicuri che quei 150+ mi piace si tradurranno in contatti e vendite o rimarranno solo attestazioni generiche di stima, affetto o semplici pacche sulle spalle?
Il target è fondamentale. Ma senza qualità e spessore nei contenuti, nessun marketing e comunicazione funzionano. Ovvero sappiamo bene che gattini, qualunquismo, meme, video virali e altri contenuti low cost creino molto ascolto. Ma hanno anche una forza relativa e un valore temporaneo. Inoltre che identità aziendale/personale trasferiscono a chi vi segue?
Forse aggregano, diventano palloni gonfiati ma alla lunga esplodono.
E noi “comunicatori” (brrrr che parola infima) abbiamo un compitino importante. Ogni strategia in ogni campo deve riuscire a dare anche qualità. Questo non vuol dire che l’ironia e la leggerezza non debbano esistere, ovviamente commisurati al contesto in cui operiamo.
Sono un teorico della umanizzazione del messaggio. Dare calore a ciò che si scrive, far vedere che ogni istituzione e azienda hanno persone e non automi, conta più di avere strategie perfette. Ma questo è un altro discorso. Ne parleremo un’altra volta.
Intanto diamo qualità alle campagne e ai messaggi. Proviamo a essere noi quelli che indicano la strada, e non solo a farci travolgere dagli eventi e dai gusti. Con il massimo dell’ascolto e dell’umiltà. O perlomeno sforzarci e provare. Che dite?