C’è voluta la tv per farmi ricordare il dramma del terremoto in Emilia Romagna. Forse sta diventando normalità abituarsi ai drammi e alle tragedie. Si passa con allarmante semplicità da un fatto all’altro, come se fosse una scena di un film: prima Brindisi e ora Emilia Romagna.
Certi drammi poi sembrano lontani da casa nostra: in Sardegna parlare di terremoto è una cosa impossibile (sempre che il futuro non ci smentisca anche questa certezza). Eppure a due passi da casa nostra c’è chi la casa (quella vera, materiale e immateriale) l’ha persa. Vive e passa le giornate in strutture di fortuna, tende o palestre. Semplici cittadini ma anche aziende, negozi, strutture.
Mi son soffermato però, più che sulla sfortuna e sul dramma, sulla speranza. Episodi come questo, così come è successo all’Aquila, hanno anche un fondo positivo. Riavvicinano la gente come non mai: il dolore e il dramma uniscono e fanno riscoprire valori e condivisioni che parevano oramai perdute, nell’epoca della virtualità e dell’indifferenza, di facebook e degli sms, dell’homo homini lupus e del sospetto.
Mi sono soffermato su un terremotato intervistato fuori da un bar a Finale Emilia: parlava di persone che finalmente – dopo tanto tempo – si incontravano, parlavano e condividevano qualcosa. Gente abituata magari a non salutarsi e a far finta di non esistere l’una per l’altra che ora però si è rimessa in gioco.
Il terremoto, le scosse, la paura, li ha rimessi di fronte al bar, nei tavoli, negli spazi collettivi, nelle tende. L’ottimismo come forma di reazione alla paura, la volontà di ricominciare e di stare uniti. Non è facile, la paura e distruzione, il senso di precarietà, la perdita di qualcosa che è la propria casa o la propria azienda, il timore e il futuro possono prendere il sopravvento. Ma c’è una forte solidarietà (bellissimo il parmigiano reggiano low cost) e un senso collettivo che miracolosamente emerge quando si capisce che non c’è altra strada.
Ecco perché i drammi (e purtroppo solo i drammi) possono anche farci riscoprire “qualcosa” che il benessere e la sicurezza (paradossalmente) ci avevano fatto perdere.