Ci sono tutti i presupposti per l’ultima sera: piove, locale semivuoto, un sax che propone Kool and the gang a pochi passi da me, un chiacchiericcio lontano.
Controllo la mia birra a metà e poi giro lo sguardo all’incrocio vicino, dove scivolano anime erranti e auto che sfidano la tristezza della domenica. Cerco di guardare le insegne colorate appese nelle facciate poi ancora una ringhiera grondante acqua e delle bici in attesa di giorni migliori. Fari d’auto che parte ed io qui a contare ore e minuti, a disegnare progetti sul vetro appannato e a cercare in quel rosso di un semaforo motivi di un’esistenza.
Cameriera, posso aver un caffè? Yes, of course, risponde la biondina sorridente che in un attimo e vola al banco per l’ordinazione “Oh, it’s too hot (too hot) Too hot, lady (too hot) Gotta run for shelter Gotta run for shade It’s too hot (too hot) Too hot, lady (too hot) Gotta cool this anger What a mess we made So long ago You were my love Oh, my love” — at Medborgarplatsen metro station.