Aeroporto Skavsta, un piccolo scalo immerso nella nebbia e nel freddo.
Sembra di stare al Polo Nord, giusto per intenderci. Dopo un atterraggio zoppicante e una frenata nel fondo viscido, si scende, finalmente. Prima aria di Svezia, bellissima quanto pungente. Mi faccio il biglietto e mi dirigo veloce sfidando il gelo nordico verso il bus che mi porterà a Stoccolma. Comincio a respirare, rallento i tempi: tra un volo e l’altro è stato tutta una corsa per non perdere la coincidenza. Per la prima volta, visto che a Orio al Serio ho fatto giusto tempo di scendere dall’aereo e volare all’imbarco successivo, ho testato il getawaycafè, il pericoloso bar viaggiante di Ryanair: 5,50 per panino plastico e bottiglia d’acqua.
Eccomi qui in questo bus, attorno buio. Pensavamo di rilassarci un po’ ma gli immancabili italiani fanno sempre la differenza. Due personaggi micidiali, accento del nord, che urlano alle nostre orecchie senza ritegno, raccontando i cazzi loro a metà bus. Per fortuna come sempre accade nei miei viaggi, terminato il momento Ryanair italiota eviterò ogni possibile italiano in vacanza. Devastanti, ma quando stanno cinque secondi zitti?
Ma che importa se il meglio deve ancora venire?