Stamattina ho partecipato a due conferenze stampa di presentazione di due progetti all’apparenza diversi, ma molto vicini.
C’erano di mezzo amici di lunga data, intenti a mettersi in gioco in un periodo dove fuggire e disinteressarsi di tutto è diventato moda.
Il primo progetto è un’applicazione per smartphone per gli eventi di Cagliari, Cagliariapp (http://www.sciradi.it/blog/2013/05/31/tutti-gli-appuntamenti-a-portata-di-smartphone/) che tra i promotori vede Stefano “Paccy” Cortis.
L’altro è la Cagliari Unofficial Guide (http://www.sciradi.it/blog/2013/05/31/cagliari-unofficial-guide-uno-sguardo-differente/), una guida per la città e qui i protagonisti erano Enrico Lixia e Luca Tuba Licciardi.
Dov’è l’analogia? Eccola. Ho visto persone, amici, giovani, professionisti, che regalano qualcosa al posto dove vivono, per la passione, per l’amore, per il piacere di farlo, in un luogo di Cagliari che non sembra quasi Cagliari o che forse è più Cagliari di tutti: la Marina. Non hanno l’ossessione del guadagno e del farsi vedere, orizzonti a cui mirano tanti mediocri.
Interpretano al meglio quell’ansia e quel fermento che cova in un’altra città che vuol emergere e avere i propri spazi d’espressione nonché un’amministrazione che non offra elemosina quanto condizioni per poter esistere, spazi, facilitazioni.
Cagliariapp è un investimento di tre giovani mentre Cagliari Unofficial guide ha usufruito di un finanziamento europeo ma di mezzo ci sono sempre dei ragazzi con le loro professionalità.
Un mix esplosivo che ha dimostrato la presenza di tante persone, fuori dai canali conosciuti, dai giornali e dalle tv, che abbiano voglia di fare, ma anche le competenze per farlo. Eppure pochi a raccontare queste storie cagliaritane. Un caso? Questi progetti interessano poco? I giovani sono antipatici se non fanno il botellon? O forse non fanno notizia come le grondaglie e le rapine?