Il calcio, si sa, è una parabola di vita. Ma la “fine” ingloriosa del mio Milan di questi tempi, è una lezione che può andare oltre il mero fatto sportivo. Quel Milan che per anni ha vissuto sulle glorie passate, non ha mai fatto mea culpa degli errori di mercato e di certe scelte, e finché non si è trovato nella polvere, sbattuto fuori dalla coppetta uefa e quasi escluso dalla corsa scudetto, non si è guardato nello specchio per capire che era il tempo di voltare pagina.
Viveva di vittorie estemporanee, come un malato che conosceva già la data della propria fine. E faceva finta di niente, sebbene i segnali non fossero incoraggianti: prestazioni opache, nervosismo e scarse prospettive.
C’è una bellissima canzone, che ancora oggi risento con piacere, che si chiama “La vita è adesso”, una delle melodie più conosciute di Baglioni, posta nell’album omonimo.
La canzone fa pensare alla vita che passa, al fatto che debba passare, alla normalità ed alla bellezza di ogni attimo che ci permette di valorizzare la nostra intelligenza nel pensare che nessuna cosa sia più bella della vita.
È utile e bello vivere di ricordi ma è molto meglio vivere la giornata, lasciando che la vita ci scorra addosso.
Per chi come me ha una vita intensa piena di cose e di persone, di attività e contatti, è facile fermarsi a riflettere che noi non ci accorgiamo pienamente di tutte le cose che ci stanno accanto, perché siamo presi da fare piani per il futuro, sottovalutando che la vita era li, insieme a noi, in quel preciso momento.
“Tu che mi ricambi gli occhi in questo istante immenso, sopra il rumore della gente” dice Baglioni nella sua canzone, soffermando il presente a uno sguardo che può essere quello di ogni persona che incontrate, di quanti affollano le mie serate da dj, o che incrocio nella mia vita professionale.
Quel momento è l’immenso e dobbiamo dargli tutto senza remore.
La vita frenetica, insomma, non ci consente di vivere l’attimo, l’adesso, perché spesso o siamo agganciati al passato (chi eravamo, cosa facevamo, quali persone conoscevamo, cosa abbiamo realizzato di bello o di brutto, gli allori su cui cullarci) o siamo prigionieri della corsa verso il futuro.
Ho letto tempo fa, non so dove, questa bella frase: “Se è un’idea quella che stai cercando, ti suggerisco la seguente: perdona te stesso, perdona tutti gli altri e fai tu la prima mossa, non stare sulla difensiva!”. Un’idea che, se ci riflettiamo, ha un potere quasi divino.
Sempre Baglioni, nella sua canzone, chiude con uno straordinario pensiero: “In qualunque sera ti troverai, non ti buttare via e non lasciare andare un giorno per ritrovar te stesso, figli di un cielo così bello, perché la vita è adesso”
Spesso, come il Milan sconfitto e umiliato, siamo portati a rimandare al futuro cose che potremmo fare oggi o a cadere nello sconforto di non riuscire ad uscire dalle situazioni peggiori. Ma una strada c’è sempre, basta non perdere la fiducia e il vivere ogni difficoltà come motivo per migliorare e per apprendere qualcosa di nuovo e utile.
Una sola certezza: “porteremo il nostro amore per infinite strade”, scriveva un tale, “non ci sarà mai fine al viaggio, anche se un sogno cade”. Ovvero che non soffriremo sconfitte e delusioni, ma sapremo affrontarle con innata forza se ci guiderà qualcosa di alto.
Questo anche nei rapporti umani: nessuno sa quanto tempo gli rimane, e conviene davvero vivere quasi come se fosse l’ultimo giorno della nostra esistenza, andando a letto senza i rimpianti di “ciò che poteva essere e non è stato”.