Non è un caso se Porto sia stata per anni una delle migliori destinazioni europee. Vince a mani basse e la fortuna di poterla girare con facilità, un volo diretto e senza spese esorbitanti l’ha fatta diventare un luogo dove rifugiarsi da rabbie italiche e sardoniche.
Eccomi qui, allora, a godermi il primo tramonto con cui emozionarmi quasi fossi un bambino, le parole che arrivano nel quaderno, con il sole che scompare esattamente al centro della foce del fiume Douro tingendo di rosso il cielo e le facciate delle case (già colorate) di Ribeira.
Bisogna cercare il punto migliore dove goderselo e se non si può andare sull’oceano – appuntamento rimandato – un ottimo posto è accanto ai binari della metropolitana sopra il Ponte Dom Luìs I da dove dominare sulla città stando attenti proprio al passaggio della metro.
Porto è questo. Camminare, passeggiare, respirare, ansimare, tenendo conto che non sia facile. Tanti saliscendi faticosi per i sedentari – ma anche per i meno allenati – per poi sapere che conquisterai magari gli scorci più spettacolari: dalla Cattedrale del Sé alla chiesa di Santo Ildefonso, che si specchia dal lato opposto nell’Igreja dos Clérigos. E allora cammino nelle meravigliose vie lastricate di Cedofeita, Rua de Santa Caterina e Das Flores facendoti travolgere dal ritmo lento e compassato dei portoghesi, lontano da ansie nostrane.
Certo, quando viene l’orario di cena basta ricordare che una francesinha (piatto tipico a base di pane, formaggio, patatine fritte e salsa alla birra) ti sazierà e tanto vino tinto ti farà alleggerire l’esistenza.
Tra le altre cose che potete fare se volete essere un po’ viaggiatori – e non i turisti/consumatori che si portano dietro ansie e pregiudizi – c’è la ricerca degli azulejos, piastrelle ornamentali di ceramica decorata con smalto azzurro che caratterizzano gli edifici più importanti della città narrandone la storia.
Le trovate dell’interno della Stazione di São Bento all’Igreja do Carmo fino alla Capela das Almas, ma anche nelle case comuni. Allora bisogna fermarsi e osservare queste facciate e lasciarsi guidare dai colori e le forme, con il torcicollo a furia di guardare all’insù. E si scoprono decorazionianche sui muri esterni di palazzi apparentemente trasandati e sfatti, che ci ricordano sempre come Porto alla fine non sia altro che una cartolina, a volte sbiadita, ma affascinante.
E poi? Ancora tanto altro! Lasciarsi andare alla malinconia magica e poetica, perdersi nei vicoli poco illuminati alla scoperta di scorsi e ferite, entrare nei piccoli ristoranti, i bar apparentemente inutili, le botteghe semplici e vintage – ma non rifatte da disonesti e finti imprenditori – dove respirare l’anima marinara, lo scorrere lento del Douro che la sera riflette le luci delle stradine.
C’è poi la Livraria Lello & Irmão (che ha ispirato JK Rowling per Harry Potter), il Cafè Majestic con i suoi soffitti decorati, i giardini dei cafè di Cedofeita e del Centro, ma anche il profumo dei dolci appena sfornati e l’aria che arriva dal mare, che per fortuna ancora non è pesante.
Sembra una destinazione facile facile, è vero, ma se uscirete dai percorsi già battuti dalle guide, se provate a cercare anche la verità oltre le apparenze, le sorprese non mancheranno. E la sua anima potrà farvi… innamorare!
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