File nei negozi, shopping terapeutici, foto di oggetti appena acquistati, tag nei locali alla moda, inni alla droga e offese alle forze dell’ordine negli stati. Generalizzazioni e usanze che facebook ha amplificato a dismisura.
Tanti mi mettono “mi piace” quando scrivo uno stato. Non prendo posizione. Io faccio una “semplice osservazione della realtà”.
Qualcuno – lo rispetto – mi criticherà (simpaticamente o meno) di “presunzione” (…ma chi sei tu per….?) rinfacciandomi misantropismo (vero Anto?) o di essere incoerente. Tutto fa brodo, ci mancherebbe.
Certe mode e fissazioni consumistiche e omologanti (bella frasettina, vero?) vanno sempre e comunque attaccate, con ironia o meno. Questo non vuol dire attaccare le persone nel loro intimo e nel personale. C’è una bella differenza, molti non la afferrano e magari si offendono.
Evviva la libertà di ironizzare e criticare anche aspramente le fissazioni della gente, così come c’è la libertà di seguirle (o sbaglio?), di scrivere stupidate ovunque e comunque (e magari ricevere l’approvazione di altri “seguaci”), dal vestiario al linguaggio, dal localino alla moda alla trasmissione come il Grande Fratello a chissà che altro ancora, senza che nessuno intervenga.
Tra le due libertà mi pare ci sia un oceano di differenza, non credete?
Come tanti di voi, su alcune faccende sono esclusivamente e orgogliosamente razzista: su chi è consumista fino al sangue, su chi deve per forza ostentare ricchezza, su chi inneggia a disvalori (la droga è un valore? offendere le forze dell’ordine, pure?), su chi guarda certe trasmissioni tv squalificanti per l’intelletto umano (e non ditemi che è per rilassarsi…), su chi fa le cose solamente perché il suo vicino/amico/collega fa lo stesso o perché la tv gli sottopone questi modelli.
Faccio male?
Questo è il vero razzismo che bisogna avere, prima ancora che quello contro sfoggiamo facilmente contro i deboli.
Magari questi che si nutrono di questo ciarpame sono i primi razzisti che sono in giro, e non faccio una generalizzazione.
Ben vengano – sia chiaro – le grandi passioni. Ci permettono di vivere in tempi come questi. Ma c’è una bella differenza tra passioni e mode.
Fare la fila davanti al negozio dell’iphone o fotografare un capo d’abbigliamento acquistato, parlare di shopping che curano o di “mito della velocità” mentre si sfoggia la propria bravura a rischiare di rompersi l’osso del collo appartengono alla categorie “rincoglionimento anticipato” di gente in crisi d’identità e d’affetto, fanatici di status symbol e desiderosi di riconoscimento sociale.
Comportamenti che alla fine sono raccontati passivamente da giornali e tv che ne creano il mito.
Gli stessi si riempiono di frasi e citazioni di Steve Jobs mischiate con sconclusionate rime di qualche rapper. Un mix che mette assieme tutto e il contrario di tutto. Ma dimenticano che dietro Steve Jobs c’è una cultura e una genialità che si è fatta di sacrifici e scelte, anni di studio e di lavoro. Qualcuno lo dimentica facilmente, appassionato dalle forme più che dai contenuti.
Siate folli, siate magici, diceva il vostro amato Steve. Ma non siate rincoglioniti, aggiungerei.