8 anni fa, quel 10 ottobre 2011, la mia vita sarebbe cambiata.
Il 10 ottobre é una data speciale, che arriva ogni anno, come un fardello, un ricordo con cui fare i conti.
Una telefonata di primo mattino, la sensazione di qualcosa prima di rispondere.
Mio padre non c’era più. E la corsa all’ospedale non permise nemmeno l’ultimo saluto, come avrei voluto.
Era già andato via. Restava un corpo nel lettino, esanime, e un’immaginetta, con le lacrime di mia madre e le mie trattenute a stento.
Quando muore un genitore cominci a pensare a tante cose, al tempo che passa, ai ricordi, all’infanzia, alle occasioni perdute, agli abbracci mancati, alle cose non dette e perdute, a tutto ciò di importante che hai.
Ti passa la vita davanti in un attimo come un tir e nella migliore delle ipotesi ti investe.
Da quel giorno non sei lo stesso, senti il freddo attraversarti le vene, sei solo e devi cavartela ancora di più, specie se fai parte di una famiglia semplice dove tutto è frutto del tuo lavoro e della tua creatività, senza sconti e regalo. Inizia il tuo livello 2.0. E così è stato.
Ho dato una stretta a molte cose facendo un patto con me stesso: avrei seguito orgogliosamente e testardamente solo ciò che mi avrebbe fatto star bene a costo di rompere schemi e simpatie.
Ho iniziato a viaggiare, scrivere, conoscere, fare il Dj, percepire, capire, sentire, occuparmi solo dei miei sogni e obiettivi in maniera quasi estremistica. Questo ha preoccupato tanti amici, lo ammetto. Cosa era diventato il pacifico Tixi che viaggiava per mezza Europa, scriveva cose personali e continuava a fare il DJ? Lo ammetto. Ho perso molti amici, che non hanno compreso l’evoluzione della vita nostra o forse ci sono arrivati dopo molto. Li capisco, eh.
Non è stato facile, alcune volte sono stato coerente, altre volte meno. Coraggioso e vile.
Turchia, Norvegia, Danimarca… Nei miei tanti viaggi ho provato a cercare quei luoghi per il mondo dove fosse passato lui e forse afferrarne ancora un pezzo d’anima. Nei miei voli ho creduto che le nuvole mi avvicinassero ancora un po’ per potergli dire GRAZIE e ancora GRAZIE!
Otto anni di viaggi, progetti, parole, persone, vita vissuta e ancora quel fiume carsico scorre sotto e poi affiora, nei ritorni a casa in auto la sera, negli occhi tristi di mia madre, nei ricordi e nelle sue tracce, una lettera, un oggetto, una foto.
Molte cose parlano di lui. Otto anni difficili ma pieni di persone splendide che mi hanno supportato e capito nei miei cambiamenti e complicanze.
La vita è complessa, difficile, perenne fluire di cose, persone ed emozioni. Bravo chi percepisce e sa rispettare le sensibilità degli altri, ne comprende i silenzi e le parole.
Ancora oggi questa data è un ricordo che mai avrei voluto, ma è un inizio come per ogni rottura di un equilibrio che pare eterno. Un inizio e un insegnamento: mai dimenticarci dei nostri genitori e di quanto hanno fatto per noi.
Mai rimandare, perdere tempo e aspettare troppo per ricordarci chi siamo e cosa vogliamo dalla vita. Mai.