Ieri mi hanno chiesto di commentare il matrimonio di Fedez e la Ferragni. Ho risposto con un semplice “beati loro” perché se hanno successo non è una colpa, perché se fanno la festa più cool “beati loro”, perché avranno i loro motivi e al loro posto farei lo stesso.
Cosa faresti tu? Ecco, immagino una vita sobria, come quando si posta un aperitivo da 5 euro, la nuova auto appena lavata, la foto col giocatore o l’attore, o ci si tagga in un hotel quattro stelle pensando di trasmettere l’idea che la soglia di povertà sia stata allontanata e si entri nel mondo dei vip.
“Ma io lo racconto ai miei amici”. Eh no, non è proprio così.
Abbiamo tutti la nostra quota di appariscenza pubblica e di invidia sociale. Discutiamo e boicottiamo vita e successo altrui senza mai domandarci cosa ci sia dietro un risultato. Parliamo di Fedez e poi facciamo lo stesso (male) su instagram, autocelebrandoci senza offrire nulla al nostro ambiente.
Perché anche col social puoi dare qualcosa agli altri, ci pensi? un’idea, un punto di vista, una riflessione, un’emozione. Puoi contaminare il tuo ambiente col tuo esempio. Puoi conoscere, fare nuovi contatti, avvicinare persone a una causa. Invece la povertà, quella intellettuale e culturale, ti porta sempre a guardare l’altro.
Ho usato il social per raccontare quel che faccio, parlare di musica, condividere storie, ricordare le mie serate da Dj o altri impegni, scrivere di viaggi e, come ora, mie semplici riflessioni.
Liberissimo di dire che sono intelligente o meno, dico cose sensate o stupidate, mi voglia mettere in mostra. Seguirmi o boicottarmi.
Ci sono passato anche io, come tutti. Quando mi accade qualcosa di bello, invece, passo dall’altra parte, quella dell’invidiato (mettiamola così, anche se non sono nessuno). Mi criticano dal “non vali nulla” alle peggior cose. Quando facevo lo speaker del Cagliari allo stadio, per capirci, la cosa più bella che ho sentito era “che mi ero ridotto male ed ero uno sfigato”. Da quella frase ho capito tante cose: che se ascolti la gente non vivi. Che devi tirare dritto sulle cose che ami, goderti i regali della vita e, se vuoi, condividerli.
Ricorderò sempre quelli che nei primi tempi parlavano di social inutile – e ricordo gli sfottò – e oggi, compresa (tardi) l’efficacia di questo mezzo e dovendosi adeguare alla moda, lo usano con la leggerezza e l’eleganza di un bradipo.
Un consiglio? Parla di idee, progetti e non di persone se non per elogiare quel che fanno.
Se proprio hai ansia di successo chiediti come facciano gli altri a raggiungerlo. Studia le vite di chi ce l’ha fatta, i segreti. Se sia tutto ingiusto o magari siano più bravi di te.