È stato più forte di me, e non ho saputo evitare di scrivere qualcosa anche ieri sera, come già feci una settimana fa circa. Un anno fa vivevo la sera prima di qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita: la perdita di mio padre. Tornavo da una festa, una serata in consolle come mille altre, inconsapevole del fatto che mi sarei svegliato la mattina dopo, il 10, con quella telefonata, anche se mio padre era gravemente malato e, come dicevano i medici, con i giorni contanti. Ma sai, speri fino all’ultimo nei miracoli e negli errori e provi a non convincerti mai del fatto che il destino sia segnato.
Forse anche oggi non ho capito bene cosa sia successo, non ho connesso quel fatto: il dolore, la mancanza, la debolezza, gli errori, l’incapacità, l’amarezza proseguono come se fosse ieri.
Certi dolori non li superi con il tempo e forse non li supererai mai ed è in quei momenti, quando ti accadono queste cose che ti segnano, che capisci il valore dei giorni, dei mesi, degli anni, e la vita diventa in un attimo un grande rammarico, un punto interrogativo, per quel che poteva essere e non è stato.
Stamattina un risveglio freddo, come quel giorno. Un altro pezzo di me se n’era andato e tra risate, battute, pensierixi, stati su facebook, canzoni non mi sembra giusto nemmeno, io che scrivo sempre e forse troppo, nasconderlo. Perché non vale solo quando sei felice, quando le cose ti vanno bene: bisogna confrontarsi e alzare il volto anche quando qualcosa non va bene e non aver nessuna vergogna di mostrarsi deboli e fragili, alle prese con i propri limiti.
Il tempo non va perduto prima di fare qualcosa di buono: perché ogni abbraccio, ogni arrivederci può essere davvero un addio.
GRAZIE, ANCORA GRAZIE a tutti quelli che mi sono stati vicini.